Chi mi segue sa molto bene quanto io subisca il fascino dell’Oriente, ma la mia vera passione è il Giappone, la prima delle mie mete inclusa nella lista dei viaggi da fare almeno una volta nella vita. Leggo autori giapponesi, e questo lo sapete, mi documento, cerco anche di canticchiare le canzoni dei manga in lingua originale, ma ho fatto un viaggio nel viaggio nel momento in cui ho acquistato “Tokyo tutto l’anno” di Laura Imai Messina, una scrittrice che ha bisogno di poche presentazioni.
Subito dopo la laurea, lascia Roma per andare in Giappone per un anno, invece è rimasta lì. In realtà la passione per il Giappone non era una sua prerogativa, anzi lo era del suo fidanzato. Una volta vista Tokyo se n’è perdutamente innamorata e questo folle amore traspare in ogni suo post o storia su Instagram, i suoi contenuti sono capaci di far sognare a occhi aperti e di capire che un amore così profondo sono in pochi a provarlo per il luogo in cui vivono.
Ovviamente il libro è strutturato con un mese dell’anno per ogni capitolo, ma non è solo una descrizione delle tradizioni o delle attività che si possono fare a Tokyo: Laura mette delle pagine di vita personale e familiare, è come se fosse un diario della sua vita mese dopo mese…
Vi riporto la trama:

Illustratore: Igort
Editore: Einaudi
Collana: Frontiere Einaudi
Anno edizione: 2020
In commercio dal:
8 settembre 2020
Pagine: XIV-272 p., ill. , Rilegato
Laura Imai Messina, che ci vive da quindici anni e vi ha ambientato i suoi romanzi, ci accompagna in una Tokyo familiare e sconosciuta al viaggiatore occidentale, quotidiana, fatta di stradine nascoste, riti domestici, abitudini secolari e tradizioni modernissime. Tokyo tutto l’anno, arricchito dalle splendide illustrazioni di Igort, è un viaggio sentimentale, autobiografia in forma di città, enciclopedica lettera d’amore a una metropoli e ai suoi abitanti, indimenticabile romanzo di luoghi, personaggi, cibi, leggende, sogni.
«Memoir, guida autobiografica, saggio: Tokyo tutto l’anno di Laura Imai Messina è una dichiarazione d’amore messa su carta» – Annachiara Sacchi, la Lettura
«Tokyo sembra sempre in costruzione. Da bruco a farfalla, da farfalla a rondine, da rondine a sasso, da sasso a palazzo, da palazzo a bosco, da bosco a… È in uno stato di infanzia perenne, come una bambina che a guardarla non pare diversa, ma poi confrontandola con le fotografie – l’album aperto una domenica sulle ginocchia – emerge strabiliante nella differenza».«La forma di una città cambia piú veloce di un cuore» diceva Baudelaire. E forse, tra tutte le città, Tokyo è quella che cambia piú velocemente se è vero, come scrive Laura Imai Messina, che l’antica Edo «è in uno stato di infanzia perenne». Laura si trasferí a Tokyo per studiare: pensava sarebbero passati pochi mesi – quanto bastava per perfezionare il suo giapponese – non che sarebbe rimasta piú di quindici anni, e che si sarebbe innamorata perdutamente di una delle città piú affascinanti, labirintiche e seducenti del mondo (oltre che di un ragazzo che sarebbe diventato suo marito). Tokyo non solo è una delle grandi metropoli globali, ma è anche una città densissima di storie, tradizioni, simboli, «segni »: è la città dove usanze secolari vivono accanto ai quartieri degli otaku, gli appassionati di manga e videogame, dove le culture giovanili piú effervescenti del pianeta si muovono nelle stesse strade su cui si affacciano piccoli locali tipici. È una città in cui i ritmi frenetici del lavoro e del commercio si alternano a quelli cadenzati delle stagioni e delle festività, dove il rito ha un’importanza fondamentale perché è il calendario, con le sue feste e la sua memoria, a regolare la vita dei suoi abitanti. Laura Imai Messina racconta Tokyo con uno sguardo unico, a cui la conoscenza delle usanze e delle strade non ha tolto freschezza e curiosità. Un viaggio lungo un anno, da Mutsuki, gennaio, «il mese degli affetti», a Shiwasu, dicembre, «il mese dei bonzi affaccendati», fino al cuore di Tokyo, la «città bambina».
Come l’autrice scrive fin dalle prime pagine, la lingua giapponese non si impara per divertimento e crea una vera e propria dipendenza, ma non è quell’amore che può reggere un paragone. Per questo motivo la scissione tra la vita in Italia e la vita in Giappone è stata, forse, la parte più difficile da mettere in pratica. La “sua” Tokyo la paragona a una bambina, tutto è nuovo e meraviglia.
Ecco i dodici mesi dell’anno a Tokyo:
-Gennaio, il mese degli affetti;
-Febbraio, il mese degli abiti a strati;
-Marzo, il mese della crescita;
-Aprile, il mese dei fiori di deutzia;
-Maggio, il mese delle azalee;
-Giugno, il mese senza acqua;
-Luglio, il mese della letteratura;
-Agosto, il mese delle foglie;
-Settembre, il mese delle lunghe notti;
-Ottobre, il mese senza dèi;
-Novembre, il mese della brina;
-Dicembre, il mese dei bonzi affacendati.
Il nostro settembre lo rappresentiamo con i colori delle foglie che cadono, l’uva, il profumo del mosto, l’aria frizzante, ma in Giappone è tutta un’altra storia. Le ore di luce sono poche rispetto a quelle di buio, e si assiste alla fioritura dei crisantemi. E’ il mese in cui i giapponesi si avvicinano all’aldilà, e la moltitudine di cimiteri a Tokyo rende la morte qualcosa di concreto. Anche in questo mese aggiunge un tocco autobiografico, parlando della famiglia di suo marito, di come lo stesso mese dell’anno possa viversi in modo diametralmente opposta in luoghi diversi del mondo.
Se potessi scegliere un mese dell’anno, non avrei dubbi: sceglierei senz’altro aprile per cadere ai piedi della fioritura dei ciliegi. Ogni anno assisto da lontano a quello che considero un balsamo per la mia anima, la bellezza di una fioritura non è soltanto una questione scientifica e che si spiega come se fosse una formula matematica. Rifiorire ogni anno è qualcosa di più mistico, spirituale. Così come i giapponesi aggiungono spiritualità a ogni gesto compiuto, mi piace vedere molto di più dietro la fioritura di un albero: è la vita che si rigenera.
Grazie Laura
Manu