“L’amore per questa terra è come una malattia”: Amuri, di Catena Fiorello Galeano.

Quante forme può avere l’amore, quante direzioni può prendere e quante sembianze può assumere… Che sia una persona, un luogo, un buon piatto, un brivido che anticipa una pazzia, è tutto Amore, o come si direbbe in Sicilia “Amuri”.

Sono tornata nella mia amata Puglia, ma porto ancora con me l’Amuri per un’isola eccentrica, chiassosa e che mi ha fatto scoprire i miei limiti, mi ha dato l’amore e me l’ha tolto, eppure conservo sempre un ricordo felice: il profumo degli arancini, le granite, i colori del mare, le urla delle persone, e i suoni di un dialetto antico e a volte simbolo di una diffidenza per tutto ciò che viene fuori dall’isola.

Catena Fiorello Galeano in Amuri ha parlato in modo leggero ma forte, così come può essere una folata di vento che viene dal mare, delle radici, dell’amore per un luogo familiare o che rievoca delle emozioni dimenticate. Cosa si fa quando si perde l’orientamento? Si cerca la strada di casa, e Isabella ha fatto proprio questo: non sapendo gestire la fine del suo matrimonio, il conflitto interiore che si è generato, le spinte da parte di tutti i parenti a riflettere, ha pensato bene di andare nell’unico posto in cui ricorda di essere stata felice. Arcudi e un’isoletta siciliana che le farà ricordare che la vita è tanto altro, non è solo ingoiare rospi, essere all’altezza delle aspettative altrui. Non si può vivere senza Amuri…

Vi riporto la trama:

Autore: Catena Fiorello Galeano
Editore: Giunti Editore
Collana: A
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 16 giugno 2021
Pagine: 312 p., Rilegato

Arcudi in effetti è distante da tutto. Persino dal resto della Sicilia. Arcudi è come se fosse invisibile agli occhi. E dunque, è la perfetta sintesi per chi si sente estraneo al mondo, o da questo chiede di essere dimenticato. Ecco perché ci stavo andando anche io, da sola e in gran segreto.

«Catena Fiorello Galeano segue il più classico e intenso dei modelli narrativi, il racconto di viaggio, per affondare le mani nella crisi di una donna nel mezzo del cammin della sua vita» – Sara Scarafia, Robinson

Si torna sempre nei posti dove siamo stati felici, ma a volte è difficile farlo, Isabella lo sa…

A trentacinque anni, un matrimonio in crisi con Giulio, e troppi perché alle spalle, Isabella vuole raggiungere quel luogo lontano in cui è stata davvero serena per l’ultima volta. Con gli occhi socchiusi riesce a ritrovare la lei bambina, ospite a casa dei nonni. Da quel punto alto, affacciata alla finestra, il mondo sembra un sogno dolcissimo. Arriva il giorno tanto atteso, quello in cui riceve la prima bicicletta. Sono tutti in giardino, lei, mamma, papà con sua sorella Adele in braccio, e i nonni, orgogliosi in un angolo. Poche ore dopo in quel quadro armonioso si rompe un equilibrio. Senza un motivo apparente i suoi decidono di rientrare in città. Lacrime, urla, e rabbia nel cuore. Perché è accaduto? Perché tutta quella fretta? Gli adulti non rispondono e, peggio, si allontanano fra loro. La famiglia intera deflagra, fino alla separazione dei genitori. È con questo bagaglio di dolore che Isabella parte, dopo venticinque anni, alla volta di Arcudi. La scusa è prendersi una pausa per salvare il suo di matrimonio, su quell’isola dove tutto è ardore, natura selvaggia e silenzio. Al duecentodiciottesimo scalino trova la pensioncina di Santa, e lì ogni cosa prenderà una piega inaspettata, ristabilendo verità e sotterfugi. L’incontro con Daniel, un chitarrista filosofo con l’ambizione della scrittura, la aiuterà a capire cosa le manca davvero. Si nutriranno a vicenda dei propri dubbi, in una dinamica inesplorata che insegnerà a Isabella ad accettare alcune amare rivelazioni. A cominciare dai racconti di Teresa, una donna che conosce bene la sua storia, passando per le richieste di un rampante avvocato che vuole farle vendere la proprietà di famiglia, fino ad arrivare a Sveva, l’amica sincera che le mancava. E intanto, tra un’escursione in barca, una camminata verso le alture del vulcano, e un tramonto capace di togliere il fiato, Isabella e Daniel si avvicinano pericolosamente, ma il pensiero di Giulio è sempre fermo lì, nell’anima. In questo ottovolante di emozioni, Isabella compirà il viaggio più bello, quello dentro se stessa, e scoprirà che l’amuri, l’amuri vero, anche quando è perduto può fare ancora del bene.

Non esiste nulla al mondo di più difficile dell’elaborazione di un dolore, che sia la fine di una relazione, di un matrimonio, una delusione, tutto ciò che provoca dolore merita di essere attraversato come la tempesta di sabbia di MuraKami: si può attraversare, non è detto che si attraversi del tutto, ma una cosa è certa, non si è mai la stessa persona che ha iniziato il percorso. Così è per il dolore, si sente, si riconosce ma si deve anche mettere a tacere dopo averlo vissuto; la negazione del dolore provoca un dolore peggiore, l’insoddisfazione e la frustrazione. Isabella, sa che il suo matrimonio è finito, sa anche che è finito l’amore per lasciare posto a un’abitudine in cui non ci si riconosce.

I colpi di follia servono a questo, non si decide quando si riflette troppo, e non si può decidere quando intorno ci sono luoghi che portano infelicità. Arcudi è il posto perfetto per capire cosa significhi essere felice, i colori, il calore umano, la natura, sono alcuni degli elementi necessari per ritrovare un equilibrio e poter credere davvero che dopo la tempesta si possa restare in piedi.

Io da pugliese, accolta in Sicilia per tanti anni, so che significhi vedere certi paesaggi, chiudere gli occhi e sentire gli odori del mare, degli agrumi, o tentare di avere una conversazione capendo una parola su tre… Amuri è volutamente un titolo verace, pieno, inequivocabile, così come lo è il romanzo. Amuri è quel trait d’union tra possibile e impossibile, un ingrediente che non può mancare in una relazione, in una famiglia, in un qualunque rapporto a due, e quando manca allora tutto diventa impossibile e perde forza, si sbiadisce, si rende irriconoscibile rispetto a quello che aveva fatto costruire una convinzione.

Isabella sa benissimo di dover salvare il suo matrimonio, ma lo reputa impossibile, ha perso l’amore e vuole ricordare cosa significhi amare nel luogo in cui tutto era perfetto, o almeno lo era fino a quando la sua famiglia è scappata da Arcudi. Esiste una trama nella trama, la storia di Isa e quella della sua famiglia, un segreto seppellito per anni è rimasto lì vibrante pronto per essere raccontato proprio perché era accompagnato da tanto Amuri

“Tutte le coppie vanno al macello, e quelle che non ci arrivano è perché hanno deciso di sopportare in silenzio.”

Questo è stato il mio battesimo con Catena Fiorello Galeano, io che dell’Amore ne ho fatto il mio mantra, non potevo che cominciare con Amuri… Ci rivedremo Sicilia bedda!

Manu

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