Cercavo, cerco e cercherò sempre l’amore, quello in grado di dare e togliere nella stessa misura, quello che riempie o che svuota, ma cerco comunque l’amore. Quando leggo per me è fondamentale trovare anche una sola microparticella di questo sentimento così potente, che non accetta compromessi.
C’era una volta nel mio Kindle un libro, questo libro era in lista di lettura ma aspettavo il momento giusto per leggerlo. Ma, la sventura che ogni tanto torna a farmi visita, mi ha fatto perdere Kindle e libri, così non ho più rivisto questa piccola meraviglia fino a qualche giorno fa. Sapevo di non comprare un bene di prima necessità, ma in quel momento è stata una scelta d’amore, così mi sono ricongiunta a “Ogni storia è una storia d’amore”, di Alessandro D’Avenia.
Vi riporto la trama:

Collana: Oscar absolute
Anno edizione: 2019
Formato: Tascabile
In commercio dal: 12 novembre 2019
Pagine: 320 p., Brossura
Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che incanta e sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta.
«Un libro ambiziosissimo» – Giuseppe Conte, La Lettura
«Le storie sono come barche. Non c’è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna inciso sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l’amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra»L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore.
L’ambizione di questo libro è far scoprire al lettore che l’Amore è un viaggio fatto di fasi alterne, evoluzioni, pause, cadute, ma tutto è ciclico. Anche il disamore è considerato parte di questo, la parte più amara, disillusa, realista e concreta, quella che fa ritornare a mettere sul primo piano sé stessi, e già per questo non si può più parlare d’Amore.
“Non c’è trasformazione più radicale di quella generata dall’amore”, D’Avenia segue il naturale nascere, crescere e morire di un sentimento che sembra destinato a scemare. Il viaggio in cui il lettore viene coinvolto e guidato prevede delle tappe e delle soste obbligatorie, e il tema centrale è la storia di Orfeo ed Euridice.
Ogni donna da lui citata ha una storia d’amore, ma amore inteso sia come amore folle, che amore distruttivo o semplicemente di ingratitudine, il più grande difetto che possa avere un essere umano. Donne ingrate, uomini ingrati, sono tutti quelli che hanno ricevuto tutto, troppo e non sanno più apprezzare niente. Esempio pratico, è Sien, la moglie di Vincent Van Gogh: dopo averla “tolta” dalla strada, aver affrontato la famiglia per sostenere il suo sentimento per lei, alla fine viene lasciato.
Altra donna di cui sono follemente innamorata, è Zelda, donna talentuosa e amante della scrittura ma che è sempre stata l’ombra di suo marito: Francis Scott Fitzgerald. Ogni storia è bellissima ma le tappe, o soste, che lui prevede e impone come tassative sono la grande bellezza e risorsa del saggio: la festa, il pianto, l’invocazione, il rischio, la vittoria, il disamore, la caduta, la nostalgia, il sacrificio, la sopravvivenza, l’arrivo: la metaforfosi.
Credo che in amore arrivi sempre il momento in cui sembra tutto assurdo, ci si convince di essere sbagliati, non si riconosce più l’altro come la fonte di quell’incanto che ci aveva sedotto. E’ il momento in cui si diventa appunto “sordi” all’altro e alla sua presenza, e si vorrebbe quasi evitarlo, se non toglierlo di mezzo. Invece è proprio allora che bisogna impegnare la nostra libertà per lui, ascoltarlo con più attenzione e cercare di cogliere dove e quando abbiamo smesso di farlo. L’amore non finisce, semplicemente cresce, e se non cresce torna indietro, regredisce.
Alessandro D’Avenia ancora una volta ha analizzato con precisione chirurgica un sentimento, un modo di vivere, ma sopratutto ne ha descritto la sua decadenza come qualcosa di inevitabile e ciclico. Mi sono follemente innamorata anche di questo saggio, dopo L’arte di essere fragili, è stata una piccola consacrazione per me. Cercavo l’amore e l’ho trovato.
Buona lettura ❤