L’attimo prima, di Francesco Musolino.

Quando è iniziato il mio capitolo di vita messinese, ho cercato disperatamente una continuazione della mia vita precedente: ho avuto bisogno di una libreria, ho avuto bisogno di partecipare attivamente agli eventi culturali promossi dalla comunità e ho sentito la necessità di andare alle presentazioni dei libri e degli autori che più amavo. Così ho conosciuto Francesco Musolino, talentuoso giornalista culturale messinese, che sapeva trasmettere tutta la sua passione e il suo sapere in ogni singola presentazione. Da subito ho pensato che la sua carriera non si potesse ridurre a quella di giornalista, ho pensato in modo istintivo che prima o poi avrebbe scritto un suo romanzo… Ed ecco arrivare L’attimo prima, un romanzo che rappresenta una dichiarazione d’amore a un padre, descrivendo con estrema delicatezza l’impossibilità di lasciar andare il dolore per fare posto a qualcos’altro.

L’attimo prima è un romanzo intenso, la drammaticità della trama è smorzata dai punti di vista diametralmente opposti dei due fratelli, Lorenzo ed Elena. Il primo è emotivo, insicuro e sempre pronto a fare un passo indietro, la paura vince sempre su tutto. Elena invece, è una viaggiatrice, accetta il dolore, lo vive e cerca di nuotare controcorrente ogni volta che è necessario, come una carpa koi. Da entrambi c’è molto da imparare, soprattutto quando il dolore si presenta come una situazione inevitabile…

Vi riporto la trama:

Editore:Rizzoli

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 3 settembre 2019

Cosa succede quando la vita che hai sempre sognato svanisce l’attimo prima di diventare realtà? Lorenzo è cresciuto a Messina, sotto il tavolo di legno del ristorante dei genitori. Desiderava una carriera da chef ma, all’improvviso, tutto è cambiato. Impantanato, sospeso e ancora immaturo, Lorenzo inizia a lavorare in un’agenzia di viaggi. Nel frattempo, mentre la neve scende sull’Etna, lui si rifugia in un cibo insipido e immaginale vite degli altri. Toccherà a sua sorella Elena stanarlo e praticare un kintsugi degli affetti, rimettendo insieme i cocci della sua esistenza. Il timore di dimenticare chi abbiamo amato non dev’essere una scusa per rinunciare a guardare l’orizzonte. Sperando che al momento giusto, al bivio cruciale, i leoni nel cuore ricomincino a ruggire.

Lorenzo è un’agente di viaggi e ha inventato la formula “Keep calm and travel”, ossia delle opzioni di viaggio in cui non sia prevista la presenza dei bambini. Cresce con il mito dei suoi genitori, che hanno lasciato la Calabria per andare a vivere a Messina e aprire un ristorante. Il tema della cucina è presente nel romanzo nella stessa misura in cui si associa il cibo al calore della famiglia, alle tradizioni, alle contraddizioni che fanno amare e odiare spesso le città del Sud Italia. Messina, infatti, è protagonista insieme a Lorenzo: le descrizioni sono dettagliate, stuzzicano la fantasia con l’amore che trapela dagli scenari sullo Stretto, e fanno sorridere per la brutale sincerità con cui si denunciano anche le criticità.

Lorenzo è sempre pronto a fermarsi un attimo prima che qualcosa accada, la paura è il suo tallone d’Achille, il suo impedimento più grande per essere veramente sé stesso e per inseguire la sua felicità. Con la perdita del padre la sua vita, ovviamente, non sarà più la stessa, vivendo una negazione del dolore che lo porterà ad avere sempre più paura.

Ho amato tutti i riferimenti zen, al Giappone, all’I Ching, alla filosofia orientale e, per chiudere il cerchio, tutti i messaggi che Elena invia a Lorenzo. Sono messaggi brevi che contengono quasi sempre una parola giapponese. L’attimo prima è un romanzo camaleontico anche per questo motivo, si passa dallo zen alle tradizioni di Messina, il dolore che paralizza, la cucina, la famiglia. Ma, il valore aggiunto sta nelle molteplici citazioni che Francesco Musolino sparge in tutto il romanzo, dando prova di essere un uomo di cultura e un lettore, oltre che giornalista e scrittore: Jonhatan Safran Foer, Emily Dickinson, Albert Einstein, Henry Scott Holland, I Ching, William Shakespeare, Justin Orvel Schimdt.

“E tu” dice guardandomi fisso con quei suoi occhi che dall’azzurro scivolavano verso il verde, “tu non cucini proprio per questo motivo.”

“Dici?”

“Hai paura.”

“Paura?”

“Paura di dimenticare, paura di voler andare avanti.”

Non dico nulla.

“Lascia la presa. Molla questa storia dei viaggi. Lorenzo spaccati il cuore. Spaccalo, se serve. E se cadi, rialzati.”

“Cadi sette volte e rialzati otto”, questa è la traduzione dal giapponese Nana Korobi ya oki, una delle frasi che Elena dice ripetutamente a Lorenzo, per cercare di abbattere il muro invisibile che ha costruito con la paura di dimenticare e con la paura di ricominciare a vivere una vita al di fuori della sua confort zone. In fondo siamo un po’ tutti Lorenzo, delicatamente drammatici, insicuri, fobici, ma anche coraggiosi, prima o poi i leoni ruggiranno.

Manu

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