“Senza conoscenza siamo niente”: La storia delle api, di Maja Lunde.

Sono le sei del mattino, mangio liquirizie, mentre cerco di ritrovare il sonno perduto. Ieri sera, o meglio, poche ore fa, ho letto tutto d’un fiato oltre duecento pagine del libro, avevo deciso che avrei dovuto finirlo per poter leggere altro. Non so perché, ma trascorso un certo numero di giorni sento la necessità di leggere qualcosa di diverso…

Il romanzo che mi ha fatto sentire la necessità di terminarlo in fretta é La storia delle api, di Maja Lunde: un vero e proprio fenomeno editoriale norvegese del 2016, tradotto in oltre 16 Paesi, si occupa di tematiche importanti come ambiente e famiglia.

Vi riporto un estratto della trama:

Tra passato presente e futuro, legate dal progetto di un rivoluzionario modello di alveare, le vicende di William, biologo inglese vissuto a metà dell’Ottocento, di George, apicoltore dell’Ohio che si affida alla tradizione per contrastare la misteriosa moria del 2007, e di Tao, giovane madre che, in un futuro non molto lontano, si dedica all’impollinazione manuale in una Cina dove le api e i colori sono ormai scomparsi, ripercorrono il rapporto tra l’uomo e la natura nel corso del tempo.

Dall’Europa all’America, quel plico di preziosi disegni, racchiuso in un baule al seguito di una donna sola e appassionata, attraversa terre e secoli con il suo bagaglio di invenzioni e regole, depositario di una conoscenza, e di una speranza, da affidare alle generazioni che verranno. Custode di un sogno che deve diventare tale per tutti noi. La storia delle api, che col procedere della lettura sempre più diventa la nostra storia, è un romanzo epico nel quale, accanto al tema dell’equilibrio ambientale, sono i sentimenti che realmente muovono la nostra vita a determinare l’azione.

L’amore soprattutto: per il coniuge, per i figli per cui desideriamo solo il meglio, per la scienza, per la propria passione.

Se dovessi definire questo romanzo in poche parole sarebbero queste: un cerchio che si chiude. L’autrice, infatti, riesce a tracciare tre linee parallele, tutte contemporaneamente e a farle chiudere sempre nello stesso momento: queste linee sono il tempo, futuro in Cina, passato in Inghilterra, presente in Ohio. La narrazione parte dal racconto di Tao, giovane madre di Pechino nell’anno 2098, che si occupa dell’impollinazione manuale: le api non esistono più dal 2037! Un evento sconvolge la vita di Tao, suo figlio Wei- Wen viene ritrovato in preda a uno shock anafilattico durante una gita con i genitori. Una volta portato in ospedale perderà ogni sua traccia, senza che nessuno le dica come sta e dove si trova.

Nel passato più remoto, invece, il giovane William si ritrova depresso a letto per aver abbandonato i suoi studi sulle api, trascurando la moglie e i suoi sette figli. Siamo in Inghilterra nel 1857, iniziano da qui li studi più importanti sulle arnie, i primi disegni, i primi esperimenti: anche qui, il motore trainante é l’amore per i figli, la necessità di consegnare nelle loro mani un mondo migliore del nostro.

Il presente é ispirato a un fatto realmente accaduto: nel 2006 sono scappate tutte le api, sono morte tutte nello stesso momento è nello stesso luogo negli Stati Uniti. Qui siamo nel 2007, sempre in Ohio, l’apicultore George Sauvage si occupa da sempre di api, ha un podere in cui fabbrica lui stesso le arnie che le ospiteranno. Ha un figlio adolescente che ha ambizioni letterarie, Tom, motivo per cui si creano forti diatribe e malumori. La perdita delle api all’improvviso, la mancata presenza del figlio, faranno di George un uomo distrutto ma con la voglia di ricominciare quello che sa fare meglio: occuparsi delle api, produrre miele, portarle in giro negli Stati Uniti per le impollinazioni.

Quando ho finito di leggere questo romanzo, ho rimesso ogni tessera al suo posto, ogni evento aveva una spiegazione logica: tutto era chiaro ed estremamente preciso. La sensibilizzazione a prenderci cura dell’ambiente in cui ci troviamo é un atto d’amore verso i figli, verso le generazioni future: la sostenibilità delle politiche economiche e ambientali deve essere ponderata e mirata all’eredita che si lascia a chi ci sarà dopo di noi, a chi si nutrirà, a chi avrà le stesse nostre necessità nel respirare un’aria pulita e nel mangiare del cibo quanto più genuino possibile. Mi ha sconvolto leggere di una Pechino nel 2098 in cui non si trova cibo, i tessuti sono tutti prodotti artificialmente, il cibo in scatola in mono porzione rappresenta un vero lusso.

Consiglio questa lettura a persone fortemente razionali, che si lasciano poco coinvolgere emotivamente da un libro: la tematica dell’amore per i figli é il vero tallone d’Achille della storia, ma l’unico mordente per applicare tutte le regole che necessitano alla salvaguardia dell’ambiente.

Manu

“L’insegnante non aveva mai visto prima quel libro, ma, come me, ne rimase affascinata. Si soffermava sui brani di maggior interesse leggendoli ad alta voce. Leggeva della conoscenza. Dell’agire contrariamente al proprio istinto, perché come si sa, per poter vivere nella natura, con la natura, si devono prendere le distanze dalla natura che è in noi. E del valore della cultura. Perché in effetti proprio in questo consisteva la cultura, nello sfidare la natura in noi.”

Credevo che sarei stato costretto a scegliere, invece ero in grado di portare avanti entrambe le cose, la vita e la passione.”

“Mi sentivo come se Dio si fosse preso gioco di me. Come se avesse fatto scendere dal cielo una scala a pioli e mi avesse lasciato arrampicare fin lassù a dare un’occhiata, mi avesse mostrato angeli su prati di zucchero filato, per poi spingermi di colpo giù da una nuvola e farmi precipitare di nuovo sulla terra. Sulla terra in un giorno di pioggia. Grigio. Infangato. Misero.”

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