Vita di Pi, Yann Martel: un libro sulla fede e sulla capacità di sopravvivere al dolore.

Diversi anni fa qualcuno mi consigliò di leggere Vita di Pi, prima ancora di guardare il film. Non ricordo chi sia stato ma ancora lo ringrazio, perché leggere questo libro è stata una delle esperienze più forti provate mai, parlando da lettrice. Il libro è durato il tempo di un viaggio tra Puglia e Sicilia, come fosse ieri, ricordo che ero talmente rapita da non rendermi neanche conto che il mio iPod si era incantato sulla stessa canzone (per ben sette ore).

Il libro è strutturato in tre aree narrative. La prima parla del racconto da superstite di questo ragazzino, seguito dall’inizio vero e proprio del romanzo in cui si parla della sua vita, la sua infanzia, la sua famiglia. Siamo in India, precisamente a Pondicherry, paese che viene annesso da pochi anni alla nazione indiana. Il papà del protagonista possiede uno zoo, dunque il tema della natura e del rapporto con gli animali è assolutamente centrale.

Il protagonista è chiamato “Pi”, come vezzeggiativo di Piscine, il suo nome di battesimo, e vive in tenera età una vera e propria crisi spirituale: non sa a quale fede affidarsi, per cui prova a essere cristiano, buddhista e indù.

La prima svolta a cui si assiste nel romanzo è il trasferimento improvviso deciso dal papà di Pi, a causa di gravi difficoltà economiche devono lasciare lo zoo, così decidono di partire tutti (animali compresi) a bordo di una nave diretta in Canada, la giapponese Tsimtsum.

La nave affonderà a causa di una tempesta, l’unico superstite è Pi: un ragazzino di sedici anni si ritrova da solo in mezzo all’Oceano Pacifico su una scialuppa, in compagnia di una tigre, una iena, e… Dio. Il suo viaggio e la sua sopravvivenza sono esaltate da una componente sia spirituale che prettamente fisica.

L’intensità del romanzo è ineguagliabile a nessun altro romanzo mai letto, le domande esistenziali che sorgono trovano tutte le risposte nelle stesse pagine in cui nascono.

Scegliete il dubbio come filosofia di vita equivale a eleggere l’immobilità a proprio mezzo di trasporto.

Se in cielo c’è una sola nazione, allora tutti i passaporti sono validi.

Più ci si trova in basso, più in alto la mente vuole volare.

In conclusione, Vita di Pi è un romanzo che almeno una volta nella vita andrebbe letto, per imparare che si può sopravvivere a tutto. D’altronde, se ci è riuscito un ragazzino rimasto orfano, in mezzo all’oceano e in compagnia di una tigre, allora c’è speranza per tutti.

Manu

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